Il seminario per la Chiesa (intervista SIR al rettore)
1 – Quale “modello” di prete esce dal seminario?
Di che sacerdoti ha bisogno il Lazio?
Il nostro seminario, com’è indicato nel Progetto Formativo, si propone di formare “presbiteri diocesani in un territorio”, sull’esempio di Gesù, maestro, sacerdote e pastore. Persone che in comunione con il Vescovo e tra di loro sappiano dedicarsi pienamente al servizio della chiesa.
Guide di comunità che non si presentano più omogenee neanche all’interno delle singole Diocesi, comunità sempre più diversificate e connotate da mobilità, multietnicità…
Comunità nei confronti delle quali sono chiamati, oggi da seminaristi e domani da preti, a curare la memoria delle proprie origini, la gratitudine e la riconoscenza.
2 – Chi sono i seminaristi (giovani o con una vocazione in età adulta, che hanno lasciato una carriera lavorativa o hanno seguito da subito la vocazione, con studi universitari precedenti, etc.) e come sono cambiati rispetto al passato?
La comunità dei seminaristi è formata da giovani di varia provenienza. Alcuni sono entrati in seminario subito dopo aver conseguito la maturità, altri dopo gli studi universitari, altri ancora dopo aver vissuto una esperienza lavorativa.
Per quanto riguarda l’età di questi seminaristi al momento dell’Ingresso in seminario ecco la situazione:
18-20 anni: 17
21-25 anni: 20
26-35 anni: 14
‘over’ 35: 4
3 – La formazione permanente è importante? Come viene proposta ai presbiteri e presentata ai seminaristi?
A proposito di formazione permanente, nei seminaristi cerchiamo di far maturare uno “stato permanente” di formazione nel senso di aiutarli ad acquisire la consapevolezza di essere persone bisognose di continua conversione, formazione, verso una sempre maggiore conformazione alla persona di Gesù.
La formazione non comincia né termina con il tempo del seminario ma vive stagioni diverse, dal battesimo alla morte…
Stiamo lavorando, insieme ai vescovi delle diocesi che fanno riferimento al nostro seminario, ad un progetto di formazione per giovani presbiteri, consapevoli del fatto che un seminario deve essere aperto e collegato con il tempo precedente (la pastorale vocazionale dei Centri Diocesani Vocazioni) e con il tempo seguente (l’inserimento dei giovani preti nel ministero pastorale).
4 – Il seminario segue un piano o una traccia formativa.
Cosa caratterizza il vostro?
Il nostro Piano formativo ha come finalità quella di formare sacerdoti pensandoli a servizio di una chiesa particolare, inseriti in un presbiterio e capaci di rispondere alle problematiche emergenti delle diocesi suburbicarie e del Lazio sud. Delinea la formazione distinguendo i quattro ambiti classici: formazione umana, formazione spirituale, formazione intellettuale e formazione pastorale. Si preoccupa di descrivere le tappe del cammino formativo in modo concreto, indicandone gli obiettivi e gli strumenti operativi.
5 – Come viene condotto il discernimento per l’accesso al sacerdozio? La preoccupazione per i numeri può influire nelle decisioni?
Il discernimento per l’accesso al sacerdozio viene condotto in maniera progressiva per tutto l’arco del cammino di seminario. Tuttavia, molto importante è il discernimento nel biennio filosofico: Il primo anno è riservato alla verifica della propria scelta di sequela, il secondo ha come obiettivo mettere a fuoco le dimensioni essenziali di una scelta di sequela radicale per arrivare all’ orientamento verso una scelta “tendenzialmente definitiva” nei confronti del ministero ordinato. Ciò domanda il raggiungimento di un livello di personalità sufficientemente matura nei suoi diversi ambiti che permetterà il prosieguo del cammino con le tappe che lo caratterizzano: celebrazione del rito di ammissione fra i candidati al Diaconato e Presbiterato, ministero del Lettorato, ministero dell’Accolitato, Diaconato e Presbiterato.
Nel discernimento, la tappa del rito di ammissione fra i candidati al Diaconato e Presbiterato è uno snodo fondamentale, momento di verifica importantissimo dal quale dipende la possibilità o meno di continuare il cammino di formazione verso il sacerdozio.
In questo lavoro, da parte del seminario, non c’è alcuna preoccupazione per ciò che riguarda il numero dei sacerdoti nelle diocesi o dei seminaristi in seminario.
di don Leonardo D’Ascenzo, rettore