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V Domenica di Paqua – Anno A

Ancora una volta, mi permetto di far notare lo Spirito, l’intenzione, l’entusiasmo di quanti da credenti hanno accolto la Parola di Dio e ne hanno saputo fare uno strumento di conversione per sé e una proliferazione del Vangelo per il mondo. Se c’è una amore verso Gesù, questo cambia il mondo,
altrimenti diventiamo aridi, insignificanti, poco «salvati», più ombre che luce, lievito stemperato.

III Domenica di Pasqua – Anno A

Non si può più dubitare: è lui il Cristo risorto. Una volta conosciuta la verità, questa non si può tenere nascosta dentro di sé: bisogna diffonderla, condividerla, annunciarla. Oramai sono sicuri: quel Gesù che camminava accanto a loro è davvero risorto, e anche lo spezzare il pane con loro garantisce questa verità. Devono correre dai fratelli e annunciare ciò che è accaduto: non possono tenere per sé ciò che hanno visto e vissuto. Ma anche gli altri discepoli a loro volta hanno una bella notizia da condividere: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone».

V Domenica di Quaresima – Anno A

il Signore non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Dio non è d’accordo con la morte. E Gesù è esplicito quando, dal fatto della resurrezione di Lazzaro, fa un’affermazione vera e profonda: «Io sono laresurrezione e la vita», che si ricollega a quanto si afferma nella prima lettura: «Io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalla vostre tombe» (Ez 37,12). Questa sicurezza, questa garanzia data da un orientamento perenne verso l’eternità, non ci deve distogliere l’attenzione dal tempo presente, che è il solo che possiamo vivere e che dipende da noi valorizzare o sbiadire di significato.

XXXII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

L’esistenza umana è caratterizzata da un desiderio di eternità insito nella stessa natura umana. La scienza può constatare la morte del corpo, ma non può dire niente che riguarda tutta l’ampiezza della persona umana, soprattutto lo Spirito. Se il progetto-uomo si bloccasse con la morte del corpo, se non sconfinasse al di là dello spazio e del tempo e non si addentrasse nella eternità attraverso l’immortalità, verso l’assolutizzazione della persona, la vita sarebbe davvero «una passione inutile» (Sartre) e l’uomo resterebbe insignificante nel mondo.